LA FEDE nella RISURREZIONE
 
ci fa AMARE il PRESENTE
 
 

Tempo di Pasqua. Tempo di gioia. Tempo di grande vitalità e di rinascita, anche nella natura. Ma qual'è il fatto centrale, originario, quello nel quale tutto questo trova insieme la sua origine e la sua spiegazione?

Questo fatto non è descritto da nessuno, non è stato visto da nessuno. La liturgia romana ci dice, nel canto solenne delle funzioni della notte di Pasqua: "O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi".

Che cosa è avvenuto in quell'ora sconosciuta, nell'oscurità della tomba di Gesù? Lo Spirito è sceso con tutta la sua potenza divina sul cadavere di Gesù. Lo ha reso "spirito vivificante", gli ha datola capacità di trovarsi presente dovunque, in qualunque luogo e in qualunque tempo della storia. E' stato come uno scoppio di luce, di gioia, di vita. Là dove c'era un corpo morto e una tomba senza speranza è iniziata un'illuminazione del mondo che dura ancora fino a oggi.
Quando Gesù diceva, alla fine del Vangelo di Matteo: "Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" intendeva questa presenza di risorto, di quella forza di Dio operante in Gesù che ciascuno può sentire dentro di sé, purchè apra gli occhi del cuore. 
La fede nella risurrezione non è fuga dal mondo, al contrario, ci fa amare il tempo presente e la terra, è capacità di vivere la fedeltà alla terra, alla nostra storia e al tempo presente nella fedeltà al cielo e al mondo che deve venire.
(Immagine della Risurrezione di Pericle Fazzini, nella sala Paolo VI° in Vaticano).